Per un approccio al nuovo Direttorio per la Catechesi

L’uscita del nuovo Direttorio per la Catechesi (DC) , presentato il 25 giugno 2020, segna il passo di un cammino che ha radici lontane e che raccoglie i frutti di una riflessione più ampia di quella del solo settore catechistico. Gli ultimi 20 anni hanno infatti visto il susseguirsi di sinodi che hanno rilanciato in chiave rinnovata i centri nodali della fede cristiana: da quello sull’Eucarestia (2005) e sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (2008), quello sulla famiglia (2015), sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale (2018). Per quanto riguarda la catechesi, il sinodo sulla “nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” del 2012, a cui seguì l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium nel 2013, rilanciò fortemente l’attenzione alla situazione concreta della pastorale ordinaria. In essa coesistono, da una parte, battezzati che vivono in  modi diversi una fede cattolica intensa e sincera, nonostante la scarsa partecipazione alle celebrazioni liturgiche e dall’altra, “persone battezzate che però non vivono le esigenze del battesimo”. Molti sono anche i lontani, coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato, pur cercando Dio segretamente e con nostalgia. La nuova evangelizzazione non può trascurare anche costoro, in un annuncio che non può escludere nessuno. «La catechesi deve essere intimamente unita all’opera di evangelizzazione e non può prescindere da essa», come scrive mons. Rino Fisichella. Questo può sembrare scontato, ma non lo è. Si può “fare catechismo” senza annuncio né evangelizzazione, quando un catechista abbia svolto in modo tecnicamente corretto una scheda o il compito assegnato, ripetute le formule e le preghiere, ma senza farsi veicolo dell’incontro con il Signore, vero fine dell’evangelizzazione: un incontro personale con il Risorto che avviene nella reciprocità della relazione tra catechista e catechizzando, perché Dio agisce nella vita di ogni persona, anche in quella di coloro che sono ancora in cammino, strumenti essi stessi dell’amore di Dio all’opera nel mondo. Il catechista deve allora sempre tener presente la necessità di occhi attenti a riconoscere le «tracce della presenza di Dio» (DC 326). «Ciò libera dal pensare la persona e la storia solo come destinatari della proposta e apre a una relazione di reciprocità e di dialogo, in ascolto di quanto lo Spirito Santo sta già silenziosamente operando» (DC 197). Il kerygma della salvezza per ogni uomo deve tornare centrale nella catechesi attraverso la pluralità dei metodi dell’annuncio, perché «la Chiesa non ha un metodo proprio per annunciare il Vangelo» (DC 196). Per questo occorre un’opera di discernimento e di lettura attenta in ascolto della realtà, fatta di esperienza, di memoria (oggi sempre più scarsa), di linguaggi diversi, tra i quali, per la fede, sono da riprendere quello biblico, quello simbolico-liturgico, quello dottrinale e soprattutto quello performativo della testimonianza di vita. Centrale in questa operazione deve essere la valorizzazione del linguaggio narrativo e autobiografico, «via attraverso la quale l’uomo comprende se stesso e la realtà che lo circonda e dà significato a quanto vive» (DC 207). Se la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per “attrazione”, occorre che ogni catechesi presti una particolare attenzione a quella che papa Francesco definisce la via pulchritudinis¸ la “via della bellezza”: «Annunciare Cristo significa mostrare che credere in Lui e seguirlo non è solamente cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove» (EG 167). Al fine di trasmettere la fede in un nuovo “linguaggio parabolico”, come richiesto in Evangeli Gaudium, diventa importante riprendere il linguaggio dell’arte, della musica, dell’arte contemporanea con le sue forme particolarmente attraenti (DC 209-212). Tra i linguaggi contemporanei, quello digitale con i suoi strumenti diventa oggi un territorio che non si può più tralasciare. Non si tratta semplicemente di imparare l’uso degli strumenti digitali, ma «oltre alla conoscenza tecnologica, imparare modalità comunicative efficaci, insieme a garantire una presenza nella rete che testimoni i valori evangelici» (DC 214). Il nuovo Direttorio presenta, in modo attuale e rielaborato, orientamenti imprescindibili per quanto riguarda il processo della catechesi (DC 157-282) la pedagogia (divina e catechistica) e la metodologia implicate (relazioni, esperienza, memoria, linguaggi, gruppo, spazio), la catechesi nei diversi contesti personali e comunitari, con attenzione agli ultimi e ai fragili (disabili, migranti e marginali). Sono indicazioni preziose per rimanere attenti “con umiltà e audacia” (DC 326) e a riconoscere che Dio è all’opera e agisce anche nel nostro mondo ed essere veri discepoli e non followers, del Signore Gesù, non solo efficace influencer, ma vera via al compimento di Senso dell’uomo (cfr. DC 370).

 

Direttorio per la catechesi 2020 – scarica il testo in Pdf